Vino

Posted by admin on February 17th, 2009 filed in V

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La connessione tra vino e sangue ha radici antiche, non interamente imputabili al colore, e altrettanto diretto è il suo filo con il potere e la resurrezione, oltre che con l’ebbrezza quale strumento di connessione al divino. Nell’Egitto predinastico, il vino era talmente raro da essere considerato una bevanda solo per la famiglia reale durante il suo viaggio ultraterreno, mentre gli etruschi usavano la bevanda, insieme alla danza e alla musica dei flauti, per onorare i morti. Erano diffuse pratiche misteriche in onore di Fufluns, il dio del vino: questi riti non sarebbero stati molto diversi da quelli celebrati nei più celebri misteri dionisiaci.

Proprio in relazione al vino, e al suo uso o rifiuto nei culti misterici, Armand Delatte nel Essai sur la sociologie dionysiaque suddivide i culti in nécrophile e nécrophobique. In particolare è interessante la sua posizione riguardo al ciceone, bevanda a base di orzo che interrompeva il digiuno rituale durante la celebrazione dei misteri eleusini. Secondo il mito di Demetra, la regina Metanira di Eleusi avrebbe offerto alla dea una coppa di vino mielato ma lei avrebbe rifiutato, perché «non le era lecito – disse – bere il rosso vino». La bevanda rituale è quindi una miscela di acqua e orzo, mescolato con malva (le cui proprietà depuratrici del sangue sono ben note), e il vino è considerato bandito dalla dieta degli iniziati ai misteri eleusini.

A partire da questa peculiarità rituale, lo studioso analizza vari aspetti di Demetra e Kore (Proserpina), arrivando a definirlo «un mistero di Stato con finalità propagandistiche, atto a fornire ai cittadini un’alternativa più sicura ma altrettanto coinvolgente ai dilaganti culti di morte e vicissitudine». Concorderebbero ad avallare questa teoria alcune caratteristiche di gestione e diffusione del culto sul piano socio-politico: il culto eleusino veniva gestito da un corpo sacerdotale di estrazione borghese e le celebrazioni si svolgevano sotto il controllo diretto dei ministri statali. Non a caso, non ebbe alcuna difficoltà a inserirsi tra i culti celebrati a Roma, e insieme a quello di Vesta fu tra gli ultimi culti a venire banditi con l’arrivo del cristianesimo. E proprio il cristianesimo, che si configura per molti versi come una religione misterica, porta avanti il legame tra il vino ed il sangue.

Tuttavia il vino ha una forte connessione anche con la morte e la trasformazione. E’ vino quello che Circe offre alla ciurma di Ulisse, trasformando gli uomini in animali al suo servizio, e sempre vino viene usato per stordire Polifemo. Com’è noto, le sostanze che causano l’ebbrezza non si legano al sangue di un infetto, sia diurno o notturno, se assunte per via canonica: tuttavia, un vampiro può essere influenzato dallo stato in cui si trova il sangue di cui si nutre. Questa proprietà dell’ebbrezza di trasferirsi da persona a persona, come si credeva facesse la coscienza di un immortale particolarmente potente attraverso il sangue, secondo alcuni è la causa principale del filo diretto tra vino e sangue.

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Dopo il 2012, con la pubblicazione delle ricerche sul virus di Trelawney e degli studi sociologici su licantropia e vampirismo, il mercato del vino ha conosciuto un revival di etichette già in commercio ma poco note, oltre ad un proliferare di nuove cantine che hanno dichiarato di aggiungere all’uva pigiata proprio quella sostanza di cui gli immortali hanno bisogno per godere a pieno di questo popolarissimo nettare. La ricezione di questa campagna di marketing da parte dell’opinione pubblica è stato un fenomeno che l’università di Kansas City ha definito un inedito nella storia della pubblicità: da un lato il target designato ha reagito con sospetto e aggressività, complici teorie del complotto e leggende metropolitane, mentre i prodotti hanno riscosso stupefacente popolarità negli ambienti punk e dark, con la naturale conseguenza di renderli ancora più impopolari presso gli immortali più conservatori. Maggiore successo ha riscosso la seconda ondata di vini “addizionati”, che hanno proposto un’immagine più scanzonata ad un mercato che i tempi avevano reso più maturo e ricettivo.

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