Charles van der Stappen – Sphinx mystérieux (1897)

Posted by Isabelle on May 17th, 2011 filed in Oggetti

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Charles van der Stappen
Sphinx mystérieux
(1897)

Avorio, argento, bronzo, 56 x 46 x 31 cm

L’opera di Charles van der Stappen è la dimostrazione che anche nel campo della scultura il simbolismo belga può vantare risultati di notevole forza suggestive. Capolavori come La sfinge misteriosa confermano l’impressione che la scena artistica belga – e Bruxelles quale crocevia dell’avanguardia internazionale – fosse divenuta un centro realmente preponderante anche del simbolismo, quella corrente stilistica che si muoveva lungo la linea di confine tra sogno e realtà, speranze mistiche di salvezza e malinconica rassegnazione. Proprio per questo motivo, nel catalogo della mostra “Paradiso perduto. L’Europa simbolista”, allestita
nel 1995 presso il Museum of Fine Arts di Montreal, l’epicentro del ben ramificato movimento simbolista è stato individuato, appunto, in Belgio e non in Francia, come affermava la saggistica più antica.
Materiali preziosi, eleganza formale, enfasi sulla linea e un’atmosfera di fondo malinconica caratterizzano il capolavoro di Stappen La sfinge misteriosa. Nell’ambito dell’opera dell’artista formatosi a Parigi e a Roma questo busto, contraddistinto dal misterioso gesto della mano e realizzato accostando materiali diversi (avorio, argento e bronzo), fa parte di una serie di sculture che segnano il punto d’arrivo della sua produzione, inquadrata a metà strada tra il simbolismo e un’Art Nouveau dai tratti allegorici.
Nella seconda metà del XIX secolo le cosiddette sculture crisoelefantine – realizzate combinando l’avorio con altri metalli – erano estremamente popolari e apprezzate in varie parti d’Europa; in Belgio, tuttavia, il loro successo fu dovuto a un particolare motivo storico‐culturale: dal 1885 al 1908 re Leopoldo II resse le sorti della colonia belga del Congo con mano autoritaria e spregiudicata, facendo quanto era in suo potere per incrementare il commercio dell’avorio assai lucrativo per le casse reali.
Pertanto mise a disposizione degli artisti del suo paese il prezioso materiale grezzo a scopo, potremmo dire, promozionale, ma prendendo a pretesto l’estetica. Approfittarono di questo privilegio artisti come van der Stappen, Fernand Khnopff o Philippe Wolfers (1858 – 1929), il principale esponente dell’artigianato artistico belga, una voce all’epoca determinante sul mercato
europeo.
La combinazione di materiali diversi e preziosi che determina la delicata policromia della composizione nel suo insieme colpì anche il pubblico viennese della fin de siècle. Ne è un indizio la recensione della mostra allestita presso il palazzo della Secessione scritta nel 1906 da Ludwing Hevesi. In merito alla scultura La sfinge misteriosa, a questa eroina dal fondale di un’opera, a questa donna bambina leziosamente armata di elmo e corazza, il critico scrisse: “Ricordiamo anche [tra gli altri pezzi dello scultore] questa
Giovanna d’Arco d’avorio (in realtà non lo è) […] Van der Stappen è davvero un virtuoso dei matrimoni tra due materiali diversi”.
Oltre all’entusiasmo estetico, il commento di Hevesi rivela che La sfinge misteriosa di Stappen resta un’opera indecifrabile che permette più livelli di lettura, qualità che la rendo un vero prodotto del simbolismo.

(Norbert Wolf, Simbolismo. Ed. Taschen)

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