George Frampton – Lamia (1899)

Posted by Isabelle on May 30th, 2011 filed in Oggetti

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George Frampton
Lamia
(1899)
Bronzo, avorio, opali e vetro
62 x 54,5 x 25,4

Ispirata dal celebre omonimo poemetto di Keats, la figura di Lamia è un topos nella cultura vittoriana che trova interesse in alcuni dei principali artisti dell’epoca. Lamia, nell’immaginario collettivo, è una figura terrificante, la cui combinazione di sesso, vampirismo e morte ne fanno un soggetto ideale del simbolismo quale paradigma della femme fatale. Quest’ultimo tema è ripreso e sviluppato in un’ottica fortemente erotica e liberatoria da Swinburne, le cui fonti appartengono proprio alla poesia romantica, in un chiaro intento di allentare le strette del puritanesimo vittoriano.
In pittura il soggetto di Lamia è stato affrontato in due celebri opere di John William Waterhouse. In una di esse (1905, collezione privata) l’artista ha scelto di ritrarre il momento della tentazione, quando Lamia, abbandonate le forme di serpente dopo il patto con Ermes, incontra il giovane Licio. Ftampton per la sua scultura, invece, sceglie un momento in cui la protagonista è prossima alla tragedia finale, forse l’attimo introspettivo in cui Lamia, mestamente, prepara il banchetto nuziale che sarà teatro del tragico epilogo: “Lamia maestosamente vestita con passo lento si aggirava silenziosa in un pallido e appagato scontento” (J. Keats, Lamia, 1820) consapevole che l’evento che consacrerà l’amore porterà con sé la morte. Il volto muto e gli occhi abbassati, il freddo copricapo di bronzo che si scontra con la pallida pelle eburnea sottolineano questo aspetto; il presagio funesto è enfatizzato da alcuni dettagli che Frampton inserisce nel busto, come le pietre utilizzate per la decorazione dell’abito, gli opali, tradizionalmente simbolo di morte, fato sfavorevole e sfortuna.
La ricchezza e la varietà dei materiali utilizzati da Frampton segue lo sviluppo della contemporanea scultura di Gilbert (A Bishop Saint, The Virgin, St Elizabeth of Hungary) e di quella francese e belga. Le fonti della presente opera, tuttavia, si ritrovano nella scultura quattrocentesca. L’opera si pone al vertice di una serie di busti egualmente ispirati da prototipi rinascimentali, da Bernardo Rossellino a Francesco Laurana, con il quale Lamia, per lo sguardo abbassato, la fissità della posa, la sospensione dell’attimo, ha delle forti affinità. Tra questi figurano Christabel, di ubicazione ignota, esposta nel 1889 al Salon di Parigi, e Mysteriarch, con la quale l’autore partecipa all’esibizione inaugurale de La Libre Esthétique nel 1984 Bruxelles organizzata del gruppo belga de Les XX, accanto a Redon, Gauguin, Denis, Toorop, consacrando la sua adesione al clima simbolista. Il senso di fermezza, solitudine, silenzio, che rammenta figure di Redon o Knopff, del resto, pongono Lamia tra le opere chiave del simbolismo internazionale. Frampton ha eseguito anche una versione in gesso patinato di Lamia per il suo amico Walter Bell, ora conservata al Birmingham Museum and Art Gallery.

(M.T. Benedetti, S. Frezzotti, R. Upstone, Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones e il mito dell’Italia nell’Inghilterra vittoriana. Ed. Electa)

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