Vittoria

Posted by admin on November 6th, 2010 filed in V

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Alexandrina Victoria Hannover (Kensington Palace, Londra: 24 maggio 1819 – Osborne House: Isola di Wight, 22 gennaio 1901) fu la prima Imperatrice d’India nonché regina del Regno Unito e Irlanda dal 20 giugno 1837 fino alla sua morte al largo di Southampton. Il suo regno, durato più di 63 anni, fu il più lungo della storia dopo quello di Elisabetta II (1952 – 2031). Il suo regno segnò un’epoca, come quello di Elizabeth Tudor prima di lei.

Il duca di Kent, quarto figlio di re Giorgio III e padre di Vittoria, si sposò come i suoi fratelli solo alla morte della figlia del principe di Galles (futuro re Giorgio IV): la Principessa Carlotta Augusta di Galles, figlia dell’erede al trono e di Carolina Amalia di Brunswick, era nata dai genitori già separati e sua madre, dopo l’esclusione dalla corte, viveva in Italia a Villa d’Este, sul lago di Como. Circondata da un nutrito gruppo di medici e intellettuali, la principessa in esilio continuò a intrattenere rapporti epistolari con la figlia indirizzandola, dopo un fidanzamento interrotto con il principe Guglielmo d’Orange, verso un matrimonio con Leopoldo di Sassonia, consumato il 2 maggio 1816. Leopoldo, futuro primo re del Belgio, aveva tra i suoi medici un mutaforma di nome Richard Croft che nel 1816 tentò sulla principessa incinta l’ennesimo esperimento di creazione di un vampiro diurno, inseguendo il mito del dampir. L’erede sarebbe stato sotto l’influenza di Carolina e, a tempo debito una volta eliminato Giorgio IV, ne avrebbe assicurato il reinserimento a corte. Come verificatosi in precedenza, l’esperimento si rivelò un fallimento: Carlotta morì il giorno successivo aver dato alla luce un figlio già morto.

Il fallimento determinò il precipitoso ritiro da Londra degli ultimi infiltrati fedeli a Carolina, oltre al suicidio di Croft, e l’età ormai avanzata di Giorgio IV indusse i suoi fratelli a sposarsi per generare un successore alla corona. Il duca di Kent e Strathearn sposò la principessa Vittoria di Sassonia, cognata del re e da molti sospettata d’essere stata mandante per l’assassinio dell’erede infetto. Il 24 maggio 1819 nacque la loro unica figlia. Il suo primo nome, Alexandrina, fu imposto da re Giorgio III, che invitò lo zar Alessandro I a fare da padrino, e ad esso seguì il nome della madre, nonostante il padre avesse desiderato che fosse battezzata Elizabeth come la grande regina Tudor. I rapporti tesi tra il re e suo figlio culminarono nell’intrigo che vide la morte del duca otto mesi dopo la nascita di Vittoria, morte ufficialmente imputata ad una polmonite: l’evento spaccò la corte in due, e re Giorgio III morì pazzo e cieco meno di una settimana dopo l’evento. La corona passò al Principe di Galles, Giorgio IV, che la tenne per undici anni fino al 1830 quando morì senza figli: il trono passò al Duca di Clarence che assunse il nome di Guglielmo IV e che, non avendo figli lui stesso, dichiarò Vittoria sua erede al trono. Per evitare lo scenario di una regina bambina, il Parlamento promulgò il Regency Act 1831, in cui la madre di Vittoria venne nominata reggente con poteri illimitati fino alla maggiore età della principessa. Tuttavia è ormai accertato che Vittoria, nonostante la strettissima sorveglianza della madre, ottenne di prolungare la vita allo zio fino al 1837, quando venne lasciato morire di quella che sarebbe stata dichiarata una malattia al fegato. Il primo atto della regina Vittoria fu l’estromissione di sua madre dalla corte.

La Regina sposò il principe Alberto di Sassonia il 10 febbraio 1840 nella cappella di St. James’s Palace e Alberto ottenne il titolo di principe consorte, nonostante non gli sarebbe mai stato concesso un titolo regnante pari a quello della moglie. Alberto, educato come scienziato e uomo di cultura dal barone Stockmar, studiò a lungo le implicazioni culturali e l’impatto sociale di quelli che poi sarebbero stati chiamati infetti e, pur non riuscendo mai a convincere Vittoria a promulgarlo, lavorò a lungo ad un atto che sancisse il loro reintegro nella società civile: il provvedimento era straordinariamente simile a quello che sarebbe stato adottato dalla Cina quasi trecento anni più tardi. A causa di questi studi, di cui il principe non faceva mistero negli ambienti della corte nel tentativo di aprire la mentalità e preparare il terreno, la coppia reale divenne obiettivo di numerosi attentati: Edward Oxford sparò due volte contro la regina incinta nel 1840, mancandola, il 29 maggio 1842 John Francis puntò la pistola contro la Regina mentre era in carrozza ma l’arma non sparò, il giorno successivo ritentò il colpo ma sbagliò la mira; il 3 luglio dello stesso anno, dieci giorni dopo che la commutazione della pena al precedente attentatore da impiccagione a esilio, John William Bean puntò contro Vittoria una pistola che in seguito si sarebbe rivelata ostruita da carta e tabacco. Molti sostengono che questi clamorosi fallimenti non fossero frutto di caso o fortuna, ma di un intervento diretto di Alberto, che non si sarebbe limitato a studiare le potenzialità degli infetti chiamati esper e allora definiti maghi. I sostenitori di questa teoria individuano in Albert il responsabile dell’emofilia diagnosticata alla regina, una forma blanda ed ereditaria causata dal virus di Trelawney nelle fasi iniziali del contagio.

Tra le principali opere della coppia, oltre al controverso contributo a seguito della carestia in Irlanda, la prima esposizione universale del 1851 al Crystal Palace e la fondazione del South Kengsington Museum, successivamente ribattezzato Victoria and Albert Museum, oltre ad un’espansione senza precedenti dell’impero britannico.

Albert morì nel 1861 e le cause ufficiali della sua morte non furono mai accertate, anche se venne attribuita una certa responsabilità (incerto se attiva o di mala diagnosi) al medico della regina. Vittoria rimase in lutto per il resto della sua vita. In suo onore venne inagurato, nel 1882, il colossale Albert Memorial nei giardini di Kensington, attualmente di fronte al teatro dell’opera. Vittoria morì nel 1901 nella villa progettata dal marito all’Isola di Wight, dopo aver festeggiato un Golden Jubilee (i cinquant’anni di regno nel 1887) e un Diamond Jubilee (i sessant’anni, nel 1897). Infettata dal virus di Trelawney, l’infezione non ancora identificata come tale si manifestò in almeno tre dei suoi figli: di cui un maschio malato e due portatrici certe. Il più famoso emofilico della sua discendenza è Aleksej Nikolaevič Romanov, erede dell’ultimo zar e paziente di Rasputin. Furono infetti anche Leopoldo duca di Albany e la principessa Irene d’Assia, che portò l’infezione nel ramo cadetto della famiglia reale prussiana. La principessa Vittoria Eugenia di Battenberg, un’altra nipote della regina Vittoria, portò l’infezione in spagna sposando re Alfonso XIII.

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