vescovo

Posted by admin on January 9th, 2011 filed in V

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Carica legata alla gerarchia ecclesiastica cristiana, il vescovo è il responsabile di un territorio più o meno esteso chiamato diocesi ed è considerato successore ideale degli apostoli. Il termine viene dal greco επίσκοπος  e ha il significato letterale di “supervisore”, “sorvegliante”, ma veniva originariamente utilizzato per indicare il direttore di un’accademia o comunque il direttore di un’istituzione legata all’apprendimento.
L’accezione odierna prende forma all’incirca dal III secolo, quando alcune comunità cristiane di particolare importanza iniziano a dichiararsi guidate da una personalità chiamata appunto vescovo, da Lione ad Antiochia. Nel IV secolo molti di quei personaggi poi definiti padri della Chiesa sono vescovi: Ambrogio di Milano, Agostino di Ippona, Cirillo di Gerusalemme, Atanasio di Alessandria. E’ questo il periodo in cui Costantino conferisce ai vescovi il ruolo ufficiale di funzionari imperiali, definendo se stesso «vescovo per gli affari esterni alla chiesa cristiana»: l’imperatore stesso convoca e presiede il primo concilio ecumenico, a Nicea, nel 325. La commistione tra ruolo civile e religioso permane fondamentalmente per tutta l’età feudale, durante la quale non era raro che un vescovo amministrasse anche politicamente ed economicamente la sua diocesi, e la crisi del sistema viene tradizionalmente identificata con la lotta per le investiture del XI secolo. Tuttavia l’autorità civile dei vescovi non viene messa in discussione se non fino al XVI secolo con la nascita delle chiese riformate.

Nella nomenclatura anglosassone, il vescovo è anche un pezzo degli scacchi (l’italiano “alfiere”): muove in diagonale senza restrizione di distanza e non può oltrepassare una casella occupata da un altro pezzo. Cattura occupando la casella precedentemente occupata da un pezzo avversario, e sulla scacchiera è presente in due pezzi: il pezzo della regina, che muove in diagonale su caselle del proprio stesso colore, e quello del re che muove su caselle di colore opposto. Il predecessore di questo pezzo nel shatranj (gli scacchi medievali) era chiamato alfil, ovvero elefante, è poteva saltare due caselle in qualunque diagonale saltando i pezzi come l’attuale cavallo. Il pezzo moderno compare verso il 1200 d.C. negli scacchi di Courier, comunemente considerati l’anello di congiunzione tra gli scacchi medievali e quelli moderni. Un pezzo simile a quello moderno, chiamato cockatrice o coccodrillo, compare anche nel Grande Acedrex, un trattato sul gioco compilato nel 1283 d.C. da re Alfonso X di Castiglia, in una generica variante indiana del gioco. Poco più di mezzo secolo dopo, Muḥammad ibn Maḥmud al-Ä€mulÄ« descrive l’evoluzione del pezzo nel suo Compendio delle Scienze, indicandolo finalmente come un pezzo presente in due esemplari, che muove come la torre ma obliquamente. Il pezzo era chiamato dabbabah, dal nome di un macchinario d’assedio portatile utilizzato dalla fanteria ottomana per proteggersi durante l’assalto a una fortezza, ma nelle tradizioni europee si conservarono nomi più simili al medievale alfil: identico a tutt’oggi in spagnolo, alfiere in italiano, aufin in francese e alphin o arciere in inglese. Fino a questo momento, la metafora tra ruolo sociale e movimento sulla scacchiera era rimasta eminentemente militare: arciere e alfiere colpivano “di lato”. L’immagine si traspose in campo politico, in Inghilterra, solo attorno al XVI secolo e la prima traccia scritta della parola bishop per indicare l’arciere risale al 1560. L’aspetto attuale del pezzo, con la tradizionale tiara, non verrà tuttavia canonizzato se non con gli scacchi di Staunton nel 1849.

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