Codex Borgia

Posted by admin on November 5th, 2014 filed in Oggetti

Codex Borgia
XIII secolo
270 x 265 mm

« La scoperta e la conquista del continente centro e sud americano rappresentò un avvenimento del tutto unico nella storia dell’umanità. Nel 1519, quando Hernan Cortés sbarcò nel Golfo del Messico, l’impero azteco, che più tardi avrebbe dato il suo nome allo stato del Messico, era all’apogeo della sua potenza e si trovava ancora in piena espansione. Due anni dopo, questa potenza venne spezzata dai conquistadores spagnoli. Lo sfortunato principe Montezuma aveva trovato la morte e la capitale Tenochtitlan era in rovina. Da queste rovine nascerà la città di Messico, metropoli della Nuova Spagna. Nel 1520, quando Dürer arrivò a Bruxelles durante il suo viaggio in Olanda, rimase profondamente impressionato dal fascino esotico di oggetti mai visti prima di allora. In effetti a Bruxelles si possono vedere i primi regali che Cortés inviò dalle sue campagne messicane a Carlo V. Quest’ultimo li aveva portati con sé durante il viaggio intrapreso in occasione della sua incoronazione come prova della sua sovranità universale, e li mostrava agli sguardi stupiti dei suoi sudditi. Le scuole dei templi dell’America Centrale trovarono una tragica fine nel loro stesso paese e soltanto alcuni resti sparsi del miracolo “indiano” sopravvissero. Molti finirono in Europa ed entrarono in possesso degli Asburgo e, in quantità ancora maggiore, del papa: parure di piume, gioielli d’oro, maschere di giada, e tutta una serie di manoscritti che rappresentavano le misere reliquie di un’incommensurabile produzione di libri religiosi. Tra le testimonianze più degne di nota della miniatura meso-americana, accanto a un codice conservato a Dresda, e grazie al quale la ricerca giunse a decifrare la scrittura Maya, si trova il Codice Borgia conservato in Vaticano come un prezioso tesoro. Quest’opera risale certamente al XIII secolo, ovvero alla fase tarda della cultura Maya e agli inizi del periodo azteco, più precisamente all’ambiente legato al venerabile centro religioso di Cholula. Gli intenditori lo qualificano come l’eredità più importante tramandataci dall’America centrale. Le sue 76 pagine dipinte e piegate a fisarmonica racchiudono dei veri e propri reportage sulle cerimonie religiose, anche se vengono resi in forma graziosamente stilizzata. Centinaia di sacerdoti, di dei, di animali mitici e di oggetti stranamente animati popolano le illustrazioni. Queste composizioni, armoniosamente ripartite sulla superficie, riportano sempre lo sguardo verso il punto cruciale della scena. I riti religiosi avevano la funzione di conciliare i diversi campi cosmici e quindi di consolidare l’ordine del mondo. La retorica della disposizione gerarchica e uno schematismo dettato dall’opulenza e dall’autorità dominano quindi questo manoscritto dipinto; tuttavia, vi si scoprono anche le tracce di una concezione più naturalistica. Questo avviene in particolare nei volti coperti da strane maschere dietro le quali si nascondono esseri umani che momentaneamente recitano il ruolo delle divinità. In tutto questo universo, si rimane colpiti dall’esultanza dei colori, dei fiori e delle piume, dell’oro, delle pietre preziose e della giada – un universo di bellezza che, associato alla costante disposizione alla morte, alla brutalità dei sacrifici umani e all’azione di strappare i cuori palpitanti dai corpi ancora vivi, affascina e sciocca allo stesso tempo gli europei. »

(Norbert Wolf, Capolavori della Miniatura. Ed. Taschen)

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